Indice
- Sauro Albisani
- Daniela Attanasio
- Vincenzo Bagnoli
- Chiara Bernini
- Matteo Bianchi
- Chiara Bazzani
- Marco Bini
- Davide Bonacini
- Vito Bonito
- Rosita Copioli
- Anna Buoninsegni
- Nicola Bultrini
- Ildo Cigarini
- Claudio Damiani
- Alessandro De Santis
- Cinzia Demi
- Lamberto Donegà
- Leila Falà
- Paolo Febbraro
- Guido Mattia Gallerani
- Alessandro Ceni
- Andrea Gibellini
- Eva Laudace
- Marco Massimiliano Lenzi
- Serena Maffia
- Loredana Magazzeni
- Daniele Mencarelli
- Giusi Montali
- Alessandro Moscè
- Roberto Pazzi
- Elio Pecora
- Giovanni Previdi
- Valerio Magrelli
- Alberto Bertoni
- Elisabetta Destasio
- Sergio Rotino
- Loretto Rafanelli
- Emilio Rentocchini
- Walter Rossi
- Massimo Scrignòli
- Gabriella Sica
- Roberta Sireno
- Giancarlo Sissa
- Veronica Tinnirello
- Enrico Trebbi
- Roberto Veracini
- Maria Luisa Vezzali
- Giovanni Zampi
- Anna Zoli
- Davide Rondoni
- Annelisa Alleva
- Domenico Brancale
- Franco Buffoni
- Maria Grazia Calandrone
- Martina Campi
- Roberto Carifi
- Simone di Biasio
- Pietro Federico
- Pier Damiano Ori
- Davide Ferrari
- Salvatore Jemma
- Jean Robaey
- Zingonia Zingone
- Elisa Biagini
- Stefano Delfiore
- Giovanni Parrini
- Serena Dibiase
- Gianfranco Lauretano
- Daniele Bollea
- Carlo Bordini
- Daniele Piccini
- Guido Monti
- Filippo Amadei
- Giuseppe Bellosi
- Luciano Benini Sforza
- Roberta Bertozzi
- Nevio Spadoni
- Fabrizio Dall'Aglio
- Clery Celeste
- Gian Maria Annovi
- Ennio Cavalli
- Matteo Fantuzzi
- Sabrina Foschini
- Gianfranco Miro Gori
- Stefano Maldini
- Gian Ruggero Manzoni
- Rossella Renzi
- Francesca Serragnoli
- Stefano Simoncelli
- Eugenio Vitali
- Matteo Xella
- Matteo Zattoni
- Barbara Troise Rioda
- Raffaela Fazio
- Flaminia Cruciani
- Giuseppe Langella
- Umberto Piersanti
- Danilo Mandolini
- Luca Nicoletti
I. in utero
«Se ti fermi devi ricominciare
dall’inizio… dai qua!»
Escoriazione – procurarsi da soli
sbrigativo per evitare arrivi
qualcosa di peggiore – forato buio popolato
di animelle cervicali
battere sul tempo e più boccettina adesso
e nicotina abboccare
per disinfettare l’orlo, per tirarlo a combacio
«mi sembra che oggi va meglio…»
poi ricominciamo – le scalfitture,
la pelle sottopelle più abrasiva
e spremere adagio dalla
l’umore spento, scuotere prima di ogni uso lisciarsi
colla lucida urina
e lento sbiancare in nuova, siberiana
sacca d’utero.
…
Per la safety first – assumere
i precetti per cui opera
la salubrificazione – mia, tua.
Metti il tampone, inghiotti
(la tua lingua fuoriuscire per altre dentellature vedo)
poi ad anni alterni il corpo fare duro di abbandono
e attendere pazienti, «sta fermo ti ho detto…
così…»
per la somministrazione del perdono.
…
L’alba, la stanza ossigenata
(cerchi un punto d’appoggio per lo sguardo
ti abbracci all’edificio); quando al blocco il contatore
ci rinumera nelle file
e il soprannumerario inciampa per la rampa
delle scale – non volendo
cosa gli va negli occhi, cosa gli fa – corpuscolo.
Poi solo lo scorrere – sostenerlo sul binario
come lievito.
Quieto panico nelle compagnie civili.
Le acque che le bagneranno
alla turnazione. Gli operosi allungano la bocca
alla dispensatrice madre ovaiola
perché essa provvede per tutti, tutti
slatta.
«Quando sognavo facevo quello che mi pare… ero
bello e fortissimo…
poi me ne sono accorto e ho avuto come paura…»
(allunghi una gamba o tenti
di scalciarla al fondo, mezzafuori).
…
Se al deposito precipitano fiacchi
sulla panca del lavoro, noi ne – sentiamo solo
il tonfo-morto di schianto
giù dalle scrivanie
all’assolo del marciapiede
dove qualcuno piange senza audio
e io sì, avrei dovuto
lasciare l’elemosina, un vulnerabile
sempre bisogna che qualcosa
dare che sublima la perfezione, al saldo
di una qualunque vetrina di sofferenza, quando lo sguardo
cade.
Dunque di nuovo al principio, all’innesto,
se ti fermi devi ricominciare
la tua creatura – di nuovo piegati verso
di me, di dentro noi, e più crescevamo e non
per il cappio della costola…
…
Sei un figlio di nuovo ficcato
nella nutrizione – il re del rock and roll
e riprendi a ovulare arrossato
dalle scosse dell’amore
un figlio, due, appesi al chiodo
trapassato della foto, da dove scappano
nella frizione generosa degli inizi e sei
chi lo svertebra questo dio minore
questo
per altra giustizia sommaria – immagino
rimettere nella cellula il suo generativo
sangue sillabico e altro nuovo
sangue e ancora procurarsi
scorte.
(da Gli enervati di Jumièges, postfazione di Pasquale Di Palmo, peQuod, Ancona 2007)